Suzume | Recensione: Il trauma della perdita

Suzume: locandina italiana

L’ormai celebre Shinkai Makoto porta in sala una nuova opera con la quale cerca di innovare (ma solo in parte) le tematiche affrontate, l'esperimento può dirsi riuscito?

Visionando questo lungometraggio di poco più di due ore troviamo alcuni cliché a cui il regista ci ha ormai abituato: la storia tratta infatti di una liceale del Kyūshū (l'isola maggiore più a sud del Giappone) che da un giorno all'altro s'imbatte in un ragazzo affascinante. Proprio l'invaghimento la porterà a seguirlo, scoprendo così l'esistenza di porte che conducono in luoghi misteriosi, ma dalle quali possono uscire anche forze maligne.

Suzume: fermo immagine del film

La trama per come l'ho raccontata potrebbe sembrare una delle solite già viste nei film di Shinkai, con i soliti inserti romantici e momenti strappalacrime. In questo caso però l’autore, che ha anche curato la scrittura, ha invece cercato di inserire un ulteriore elemento che va ad ampliare e rendere più profonda la narrazione. Suzume (Suzume no tojimari) è infatti un film che tratta dei traumi: quello collettivo del Giappone e quello della sua protagonista.

Viene infatti trattato il disastroso maremoto che sconvolse la zona di Fukushima, lasciando ferite indelebili sulle aree colpite. Questo tema, che da prima può sembrare solo marginale, procedendo con il film diviene sempre più rilevante portando, sul finire del film, a importanti rivelazioni.

Suzume: fermo immagine del film

Trattandosi poi di un film di Shinkai, risulta impossibile non parlare del lato tecnico: il regista ci ha abituato ad un crescendo sulla qualità delle animazioni nei suoi film, che magari possono risultare vuoti dal punto di vista dei contenuti, ma che sicuramente non lo sono sul fronte visivo. In questo Suzume non è da meno: le animazioni sono ottime, specie quelle di oggetti e tanti piccoli dettagli della scena (per assurdo, a volte mi è parso fossero state svolte meglio queste che quelle dei personaggi).

Suzume: fermo immagine del film

I fondali risultano impeccabili, realizzati con una dovizia di dettagli che li rendono dei quadri; questo risultato è anche dato dall'uso sapiente delle luci e ombre, che sicuramente saranno state realizzate tramite qualche software di rendering. A proposito di digitale, cenno va fatto alla computer grafica, che appare solida e ben integrata nelle scene: è vero che ci sono dei momenti in cui si nota, ma rispetto alla qualità che di solito troviamo nei film di animazione nipponici qui appare di più pregevole fattura, riuscendo così a passare il più delle volte inosservata.

Suzume: fermo immagine del film

Altro elemento che ho molto apprezzato del lungometraggio è la colonna sonora: il gruppo Radwimps, affiancato da Jinnōchi Kazuma, ha creato dei brani che riescono a trasmettere in modo ottimo ciò che vediamo a schermo. Vero è che la maggioranza degli spezzoni sono tranquilli e pacati, ma questi riescono ad acquisire repentinamente ritmo e pathos nei momenti concitati, che in questo film non mancano e anzi, risultano più presenti rispetto ad altri prodotti del regista.

Suzume: fermo immagine del film

Ma tolta la forma, c'è anche sostanza? Analizzando la storia, essa risulta interessante e con un prologo convincente, ma questa solidità va leggermente a perdersi nel finale, che inserisce troppi elementi; essi finiscono così per rendere un po' confusa la narrazione. L'impressione è quella che si sia voluto osare e fare un salto di qualità sui contenuti, ma che questo sia riuscito solo in parte.

Suzume: fermo immagine del film

Detto questo, il film rimane godibile e non mi sento di bocciare completamente l'epilogo, che tutto sommato ho trovato soddisfacente. Suzume risulta a parer mio uno dei film più riusciti del regista, che strizza non poco l’occhio alle opere del celebre Studio Ghibli (impossibile non notare le numerose citazioni) e che affianca ad un eccelso lato tecnico e sonoro una buona storia contenente anche degli ottimi momenti di tensione.

Voto: 8

Suzume: fermo immagine del film

Fonte immagine copertina: blog.screenweek.it

Nota a margine: ci tengo a precisare che il mio raffronto tra Suzume e i vari altri film di Shinkai Makoto risulta ahimè parziale, non avendo io recuperato ancora tutte le sue opere prodotte. Personalmente non posso inserire Shinkai tra i miei registi d’animazione preferiti, ma sicuramente i suoi film meritano una visione, in particolar modo in una sala cinematografica.

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