L’uovo dell’angelo | Recensione: La dissoluzione dell'anima

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): locandina giapponese

La visione del lungometraggio L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago, 1985) non può che lasciare increduli: Oshii Mamoru (in quella che è la sua prima regia da indipendente) mette in scena un'opera criptica e altamente onirica, in cui lo spettatore è continuamente messo di fronte a simbolismi e allegorie.

La storia è ambientata in un mondo sull'orlo della rovina, dove una bambina conduce la sua vita portandosi appresso un grosso uovo. La sua fragile esistenza verrà però messa in discussione da un singolo incontro.

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

Ecco, la trama tutto sommato è questa: il film è articolato con lunghe sequenze durante le quali seguiremo la protagonista in questo mondo cupo e malinconico. I dialoghi sono infatti ridotti al minimo e non c'è traccia di altri personaggi con cui avremo delle vere interazioni.

Il fattore che salta subito all'occhio è proprio il paesaggio che ospita le vicende: si tratta di un mondo gotico e cristallizzato: c'è vita, sono presenti piante e acqua, ma tutto appare pietrificato, tenebroso e immobile. Totale risulta essere l'assenza di luci intense:  tutto è illuminato costantemente dalla sola fredda luce lunare, da piccoli fuochi o da fiochi lampioni.

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

Se dovessi trovare un aggettivo che più ha rappresentato il mio stato d'animo durante la visione, questo sarebbe senz'altro straniamento: continuamente cercavo d'interrogarmi sul significato di ciò a cui assistevo e, quando pensavo di aver colto il messaggio dell'autore, veniva inserito un altro elemento che mi scombussolava ulteriormente.

Immagino sarà intuibile da ciò che avete letto finora che anche il finale non è per nulla chiaro: il significato di ciò che abbiamo appena visto viene quindi lasciato a noi e alla nostra libera interpretazione.

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

Passando infine al lato più tecnico, questo si presenta artisticamente egregio: assistiamo ad una bellissima fotografia che rende quasi tutte le scene dei quadri che potrebbero essere incorniciati. Le animazioni sono spesso minimali, andando a seguire perfettamente quella che è la poetica della narrazione, ma ciò non toglie che avremo ottime sequenze in cui la mole di dettagli e la fluidità dei movimenti sarà egregia: possiamo dire che moltissimo lo fanno i bellissimi fondali, mentre il movimento risulta associato quasi solo ai personaggi. 

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

 Indubbiamente assistiamo quindi ad una direzione artistica di primissimo livello: Amano Yoshitaka (celebre per essere l'ideatore di Vampire Hunter D e di aver lavorato a buona parte dei videogiochi del franchise di Final Fantasy), assistito da Kobayashi Shichirō, è riuscito a portare tutta la sua poetica e il suo stile caratteristico in questo lungometraggio, ciò è indubbiamente uno dei principali fattori a rendere l'opera molto affascinante.

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

In conclusione, L'uovo dell'angelo è un'opera che (come detto anche dal regista) va interpretata a modo nostro, non esistendo difatti una corretta spiegazione a ciò che ci viene mostrato. Consiglio a tutti di compiere quella che, più che un semplice film, è un'esperienza contemplativa che vi porterà senz'altro a riflettere sulla vita e l’esistenza.

Voto: 8,5

L'uovo dell'angelo (Tenshi no tamago): frame dal film

Fonte immagine copertina: anime-asteroid.blogspot.com

Nota a margine: a chi volesse vedersi questo ottimo lungometraggio segnalo che, dal momento che nessuno ne ha mai acquistato i diritti di distribuzione, lo potete trovare gratuitamente e sottotitolato in italiano su Youtube.

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